Certamente avrete sentito parlare, almeno una volta nella vita, di Ape Maia. Si tratta di uno dei cartoni animati cult della storia, ma è molto più di un semplice personaggio…
Ape Maia è approdata al cinema con una nuova versione in CGI (applicazione della computer grafica 3D) e il pubblico l’ha accolta con entusiasmo. Sì, perché la celebre ape tuttofare ha attraversato decenni e generazioni con il suo portato di simpatia e incanto. Simbolo di un’infanzia evergreen, è paradigma di evoluzione nell’animazione ma anche nell’anima.
Il capitolo Le Olimpiadi di miele, sbarcato nelle sale il 18 ottobre 2018, ha proposto la stessa ape di sempre, perfettamente riconoscibile nei tratti e nelle azioni. Ma è altrettanto vero che molto, in lei e nei personaggi che la accompagnano, è cambiato…
Ape Maia: dal 1912 un viaggio infinito
Ape Maia è nata nel 1912, dalla vivace mente dell’autore tedesco Waldemar Bonsels. Ma la sua trasposizione televisiva arriva negli anni ’70: è l’era dell’anime di Zuiyo Eizo, dal sapore globale e intramontabile.
Un cult, come sarebbe bene definire il tenero e indaffarato personaggio, tornato al cinema nella veste CGI firmata Noel Cleary, Sergio Delfino & Alexs Stadermann. Sono serviti circa 216mila disegni per dare una nuova vita e un volto interiore nuovo alla spericolata apetta, dopo il primo capitolo del 2014.
Per la prima volta nella storia, Maia affronta il problema dell’emarginazione sociale e della diffidenza. Temi che mai, prima del sequel del 2018, avevano fatto capolino nelle trame semplici e scanzonate del cartone animato…
Ape Maia: il simbolo dell’evoluzione
Ape Maia non è soltanto un simbolo di eterna giovinezza e spensieratezza. Si tratta anche di un importante esempio di evoluzione per la sopravvivenza in un mondo in cui non sempre è tutto come dovrebbe.
Nella sua nuova avventura cinematografica, Maia è costretta a fare i conti con la necessità di essere ‘parte del tutto’ e non più semplicemente il ‘tutto’. Per sanare un’ingiustizia nel Regno dell’imperatrice Catherine, affronta una sfida che le impone di affidarsi ai suoi amici.
Partecipare alle Olimpiadi di miele in squadra è come partecipare alla grande partita della vita: Ape Maia deve muoversi in gruppo, per arrivare al trionfo del bene nel suo mondo. Arriva così a capire di non essere completamente autonoma e capace di salvare il mondo con le sue sole forze. Un vero inno alla sinergia e alla cooperazione, che rimette Maia nella cornice di un alveare che diventa parafrasi della società vera.
Ape Maia: Buzztropolis, società spietata
C’è un messaggio che accarezza la realtà oltre lo schermo, in cui non mancano incursioni nel privato dei personaggi. Basta pensare al sentimento di antagonisti come Violet, che scopre di gareggiare non solo per la vittoria ma per superare le sue stesse sabbie mobili emotive.
Ape Maia sopravvive attraverso i tratti dell’intramontabile insetto dalla chioma bionda, e vola nel limbo di sentimenti che non aveva mai sperimentato prima. Tutto in una società ‘spietata’ in cui perde facilmente il primato e il controllo. Dal faccia a faccia con i propri errori alla necessità di competere in modo leale, la piccola protagonista cerca il suo posto nel mondo.
Per assicurare un futuro al suo alveare, deve percorrere la via dell’ignoto e arrivare in un posto a lei sconosciuto: la città di Buzztropolis. Un luogo in cui è facile perdersi nell’oblio tra tanti, e in cui l’esclusione sociale è sempre in agguato. Un luogo che è molto più vicino a noi di quanto si possa pensare…
Fonte Foto: https://www.facebook.com/LApeMaiaUfficiale/